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Massimo Gallo

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LA SFIDA DEL RILANCIO ECONOMICO

LA SFIDA DEL RILANCIO ECONOMICO

Il tentativo di normalizzare le relazioni politiche e commerciali tra la Germania e le altre nazioni europee – che ottiene un primo risultato con il patto di Locarno del 1925 e con il patto Briand-Kellogg del 1928, con il quale si bandisce l’uso delle armi per dirimere le controversie tra gli Stati – cozza con l’intransigenza della Francia, che vuole impedire ad ogni costo la rinascita economica e militare della Germania. Concepiti dalla Francia in funzione antitedesca, gli assetti geopolitici dell’area danubiano-balcanica risultano precari e su di questi, nella seconda metà degli anni Trenta, si rivolgono le mire della Germania nazista e le iniziative delle diplomazie europee.

In Italia il risentimento per i limitati vantaggi territoriali ottenuti dopo la vittoria del 1918 è alimentato dalla retorica del regime fascista che trova in Versailles e nella politica estera rinunciataria dell'”Italietta” liberale i suoi principali bersagli. Il “sistema di Versailles” si scontra con le pretese della “nazione proletaria” di assumere un ruolo degno della sua consistenza demografica (ma non economica) e alimenta un’aperta ostilità verso l’egemonia anglofrancese sulla Società delle nazioni e i paesi che la propaganda fascista definisce “plutocrazie” occidentali.

La costruzione di un ordine internazionale pacifico e stabile include anche la sfida della rinascita economica e produttiva e della ripresa su vasta scala delle relazioni commerciali. Sul rilancio della produzione industriale dei principali paesi europei grava l’enorme peso dei debiti contratti con gli Stati Uniti da Francia e Gran Bretagna per sostenere la loro spesa pubblica nel corso del primo conflitto mondiale.

Tale situazione è resa ancor più precaria dal groviglio finanziario che blocca la ripresa economica delle due maggiori potenze europee, convinte di poter far leva sul pagamento delle riparazioni imposte alla Germania. La collaborazione internazionale e l’impegno collettivo a trovare forme di accordo per attivare la ripresa economica e sbloccare il circuito dei pagamenti internazionali (il Piano Dawes del 1924, con cui le banche di Wall Street concedono crediti alla Germania per stabilizzare il marco e permettere il parziale pagamento delle riparazioni e il Piano Young del 1929, che ne riduce ulteriormente l’ammontare) ridanno momentaneo slancio alle economie europee. L’iniziativa della finanza americana corrisponde però al disimpegno di Washington nei confronti dell’Europa e alla sua rinuncia a svolgere la funzione di potenza garante degli equilibri politici e militari del vecchio continente.

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