Filosofia
FINALITÀ E METODI DELLA FILOSOFIA NELLA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE IN ITALIA E IN EUROPA
Le nuove indicazioni nazionali
Pedagogicamente la filosofia ha sempre avuto una sua precisa consapevolezza, quella di essere un “sapere per l’uomo”, un sapere che riguarda l’uomo nella sua interezza e complessità. Penso a Platone (il problema dell’anima e del destino), penso ad Aristotele (l’uomo come “animale politico”), ma non andando molto lontano, la filosofia ermeneutica di Ricouer, Vattimo, Gadamer, ha sottolineato che il compito della filosofia è interrogarsi su l’uomo e “interpretare” il suo “essere gettato nel mondo” alla luce dei problemi antropologici (esistenza, significato, comprensione), etici (rapporto con l'”altro”), politici (convivenza e potere). Ecco perché ancora oggi la finalità fondamentale dell’insegnamento della filosofia è “promuovere e guidare una formazione filosofica degli allievi” e non l’acquisizione mnemonica di conoscenze storiche. Del resto l’estensione dello studio della filosofia agli indirizzi tecnologici ed economici, sia pur con un numero limitato di ore, è segno di un rilancio della funzione di “senso” che la filosofia può svolgere in un mondo dominato dall’arido tecnicismo. E. Berti in uno dei suoi ultimi saggi (Invito alla filosofia, Editrice la Scuola, Brescia 2011), cerca di dare una risposta al “perché oggi studiare filosofia” e individua motivi di carattere esistenziale (interrogarsi sul senso dell’esistenza umana), intellettuale (quando la scienza o meglio le scienze non danno una risposta adeguata a problemi come, per esempio, “quali oggetti possono esistere e altri no”), ontologici (rapporto tra anima e corpo, cosa esisteva prima del “Bing Bang”), religiosi, etici, politici e altri ancora. Tutte queste risposte hanno una matrice comune nella motivazione gnoseologica. L’uomo ha naturalmente il desiderio di conoscere, la “meraviglia” di aristotelica memoria che è alla base della sua esistenza e della sua capacità di incuriosirsi e di indagare e, quindi, di continuare a vivere.
Le nuove Indicazioni Nazionali propongono alla cultura scolastica, attraverso la filosofia, di raccogliere la sfida del mondo moderno, della complessità odierna, chiedono di “sviluppare la riflessione personale, l’attitudine all’approfondimento e la capacità di giudizio critico”. Funzione “formativa” della filosofia dunque, funzione di “ricerca”, che si evidenzia negli elementi di novità rispetto al passato di matrice gentiliana: non più un “elenco di autori” ma una “selezione” alla luce degli intenti formativi e delle tematiche di approfondimento. Nel corso del “secondo biennio” (i primi due anni del “vecchio” triennio) si chiede allo studente la conoscenza di un numero “essenziale” di autori riconosciuti “nodali” per lo sviluppo storico del pensiero filosofico, Platone, Aristotele, Kant, Hegel, così come nel quinto anno si insiste sullo studio del pensiero ottocentesco (Schopenhauer, Kierkegaard, Marx) e di “almeno tre autori o problemi della filosofia del Novecento” da trattare a discrezione del docente ma inseriti sempre in una rete di percorsi tematici quali l’ontologia, l’etica, la questione della felicità, rapporti tra scienza e filosofia, ecc.
Le Nuove Indicazioni cercano di adeguare il nostro impianto “storico” di matrice gentiliana a “un insegnamento per competenze”, sempre più conforme all’indirizzo delle direttive dell’Unione Europea. Quindi rispetto al passato una programmazione con un più ampio ventaglio di possibilità e di libertà da parte del docente, senza indulgere al rigido didatticismo.
Centrale per la comprensione del pensiero dell’autore diventa l’analisi del testo filosofico, che se in passato richiedeva al docente una “sola” lettura e commento dell’opera, oggi richiede un’analisi testuale più approfondita e rigorosa per permettere allo studente un approccio più intuitivo e critico al pensiero dell’autore in questione.
L’insegnamento della filosofia: modelli europei
Confrontiamo ora l’insegnamento della filosofia nel sistema scolastico italiano con i più rappresentativi modelli europei, da quelli dei paesi a noi più vicini per realtà scolastica, Francia e Spagna, a quelli più lontani come Germania e Gran Bretagna.
Francia e Spagna
Se la filosofia in Francia viene insegnata nella scuola secondaria superiore molto si deve all’insistenza del filosofo di stampo hegeliano V. Cousin. Oggi la disciplina della filosofia si insegna nella classe terminale dei “licei”, otto ore nell’ambito letterario, quattro in quello economico-scientifico, due in quello tecnico e, a differenza del sistema scolastico italiano, non è abbinata alla storia o alla pedagogia. Quello che noi chiamiamo “esame di stato” (Baccalauréat) prevede addirittura una prova scritta di filosofia (dissertation) e una orale. Nelle “Indicazioni di Monzie” (1925), corrispondenti alle nostre indicazioni dei nuovi programmi, si sottolinea il valore “formativo” di questa disciplina, che deve stimolare nell’ultimo anno nel liceo “la riflessione” e che ha come obiettivo “la libertà del pensiero”. L’insegnante di filosofia metodologicamente si serve della lezione “frontale” accompagnata, però, sempre da quella “dialogica” platonica; filosofare è un “co-filosofare”, un dialogare con gli allievi su problemi, tematiche, pensieri; il manuale, ancora centrale nel nostro sistema scolastico è sostituito dalla “lettura diretta dei testi filosofici”, da esercitazioni, da dissertazioni, ovvero da tesi originali elaborate da ogni studente su quanto studiato nel corso di filosofia. Per quanto riguarda i Programmi (1960), essi prevedono una serie di temi da sviluppare e di nozioni da approfondire (ad esempio per il tema gnoseologico, le nozioni di senso, verità, essere, ecc.) non in chiave storica, ma in chiave “problematica”; riguardo agli autori da selezionare o ai temi da affrontare o alle opere da studiare (che saranno poi oggetto di prova orale) molta libertà si lascia al docente. Per quanto riguarda la “dissertazione” si tratta di una prova scritta che chiede allo studente di esprimersi, tramite l’analisi e comprensione del testo, su uno dei tre temi affrontati nel corso dell’anno.
In Spagna lo studio della filosofia assume connotati più storici e di matrice gentiliana, anche se da materia obbligatoria prima del 1990, ora si insegna solo nel IV corso dell’Educazione Secondaria, dove assume la dizione di “Vita morale e riflessione etica”, nel primo anno del triennio della scuola secondaria superiore (Bachilleriato), come “filosofia” e come “storia della filosofia” nella specializzazione umanistica e delle scienze sociali.
Germania
Il sistema scolastico tedesco introduce lo studio della filosofia nel livello superiore dei Ginnasi (dai sedici ai diciannove anni) e imprime alla disciplina una connotazione prevalentemente “etico-valoriale”. I programmi di filosofia variano a seconda dei Lander e possono assumere due direttive: quella di matrice idealistico-hegeliana, che muove dalla conoscenza della tradizione filosofica grazie alla lettura dei testi, e quella incentrata sul dialogo, che muove da tematiche e problemi posti dagli studenti stessi. Sul piano metodologico si preferisce il lavoro diretto sui testi, la discussione in classe e la riflessione.
Gran Bretagna
In Gran Bretagna l’insegnamento della filosofia nella scuola secondaria è assente da un punto di vista istituzionale, anche se la libertà nei programmi scolastici a volte richiede la presenza del lavoro filosofico in alcune scuole, ma più connaturato alla tradizione analitica inglese, come, ad esempio “logica e semantica”.