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FATTORI E FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE (ROMAN JAKOBSON)
È a partire dalle intuizioni di Saussure che si svilupparono attorno agli anni ’30 due tra le più prestigiose scuole linguistiche del Novecento: quella di Copenaghen e il Circolo di Praga. La prima, detta anche glossematica (glossema: l’elemento minimo dotato di senso grammaticale), il cui rappresentante principale è Luis Hjelmsev (1899-1965) accentua la prospettiva di studio sincronico della lingua. Viene proposto in altre parole uno studio <<immanente>> del linguaggio, assolutamente svincolato dalla realtà pratica e vivente della lingua e volto esclusivamente all’indagine del livello più interno di essa (forme, parti del discorso, funzioni grammaticali). Ma è con l’orientamento funzionalista e fonematico (fonema: l’unità minima dotata di significato) espresso soprattutto nelle famose <<Tesi di Praga>> redatte nel 1929 dai maggiori rappresentanti della omonima scuola, i linguisti Roman Jakobson (1896-1982), Nikolaj Trubetzkoi (1890-1938) e Jan Mukarovski (1891-1975), che si arriva ad un tentativo di spiegazione della lingua in termini espressamente strutturalistici. Saussure aveva dimostrato che l’inscindibilità del legame significante/significato implica che alla variazione dell’uno corrisponde necessariamente la variazione dell’altro. Mutando il significante muta il valore semantico (mela, male, mole): gli elementi della lingua sono dunque elementi differenziali. Hanno senso (<<funzionano>>) solo in quanto disposti in un sistema di opposizioni (a tutti i livelli: fonemi, monemi, sintagmi). A partire da ciò gli studiosi di Praga definiscono il linguaggio come sistema di differenze in cui ogni singola parte possiede una propria specifica funzione. La lingua stessa è un insieme organico di elementi di cui ognuno è dotato di funzione autonoma, è una totalità di funzioni. Ad ogni livello sintattico-grammaticale (soggetto, predicato, complemento ecc.) così come ad ogni sottolivello (singolare, plurale, maschile, femminile ecc.), secondo i fonematici è connaturata una determinata capacità linguistica. Conferendo al sistema delle funzioni questo valore, Jakobson, il principale esponente del circolo, nei suoi Saggi di linguistica generale (1963-73), raccolta di testi tra le più importanti della linguistica del nostro secolo, suddivide il funzionamento della comunicazione in sei funzioni fondamentali, corrispondenti ai sei fattori costitutivi della comunicazione. Tali fattori sono: un mittente (1) che invia un messaggio (2) ad un destinatario (3), ma perché questo avvenga è altresì necessario il riferimento ad un contesto (4), detto anche referente della comunicazione (che deve essere verbale, o meglio suscettibile di verbalizzazione), così come è del tutto necessario che esista un canale fisico (5), o contatto, che consenta la comunicazione stessa (fosse pure questo canale fisico l’aria che vibra nel caso della comunicazione orale); infine non si dà comunicazione se non esiste un codice (6) che sia comune, almeno parzialmente, a mittente e destinatario. I sei fattori della comunicazione, secondo Jakobson, possono dunque essere rappresentati schematicamente nel modo seguente.
Schema 1 – Elementi della comunicazione linguistica
(MITTENTE)
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(CONTATTO/CANALE)
(MESSAGGIO)
(CODICE)
(CONTESTO/REFERENTE)
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(DESTINATARIO)
È molto importante capire che questi elementi esistono comunque sempre, dove si dia comunicazione, in ogni sua forma. Ora, secondo Roman Jakobson, a ciascuno di questi sei fattori corrisponde, per così dire, una <<funzione linguistica>>, o <<funzione del linguaggio>>; anche le funzioni esistono sempre, ma si tratta di vedere quale sia la <<funzione predominante>>, perché da essa dipende la struttura che la comunicazione assume e il carattere del messaggio. Dice Jakobson: <<La diversità dei messaggi non si fonda sul monopolio dell’una o dell’altra funzione, ma sul diverso ordine gerarchico fra di esse>>. Possiamo dunque complicare il nostro schema aggiungendo ai fattori del linguaggio le funzioni linguistiche.
Schema 2 – Fattori della comunicazione linguistica e Funzioni del linguaggio (schema di Jakobson)
(MITTENTE) Emotiva
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(CONTATTO/CANALE) Fatica
(MESSAGGIO) Poetica
(CODICE) Metalinguistica
(CONTESTO) Referenziale
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(DESTINATARIO) Conativa
Al mittente (1) corrisponderà la funzione detta <<espressiva>> (o <<emotiva>>), che si concentra sul mittente stesso e mira ad un’espressione diretta dell’atteggiamento del mittente riguardo a quello di cui parla; al messaggio (2) corrisponderà la funzione detta <<poetica>>, giacché (come recita la quinta Tesi di Praga) <<… il principio organizzatore dell’arte, in funzione del quale essa si distingue dalle altre strutture semiologiche, è che l’intenzione viene diretta non sul significato ma sul segno stesso. Il principio organizzatore della poesia consiste nel dirigere l’intenzione sull’espressione verbale>>; al destinatario (3) corrisponde la funzione detta <<conativa>>, che mira appunto a persuadere, a muovere il destinatario del messaggio; al contesto (4), o referente della comunicazione, corrisponderà la funzione <<referenziale>> (detta anche <<cognitiva>>) che mira appunto ad informare, a far conoscere il contesto; al canale fisico (5), o contatto, corrisponderà la funzione cosiddetta <<fàtica>>, che mira a verificare che il canale esista e funzioni (come quando al telefono si dice: <<Pronto…>>, oppure, per proporre un esempio meno scontato, quando sui nostri teleschermi, in un angolo, appare il logo del canale che trasmette); infine, al codice (6) corrisponderà la funzione cosiddetta <<metalinguistica>>, quando cioè la comunicazione linguistica riflette su se stessa e mittente e destinatario verificano se il codice della loro comunicazione è davvero comune (<<Che vuoi dire?>>).