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Massimo Gallo

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LA RIVOLTA DEI BOXER

LA RIVOLTA DEI BOXER

La repressione della rivolta dei Boxer è uno dei rari momenti di accordo fra le grandi potenze. All’inizio del secolo XX si forma in Cina una società segreta, nazionalista e xenofoba, avversa alla penetrazione occidentale. Il suo nome è I hê t’uan, “società di giustizia e di concordia”, ma per un errore di interpretazione diventa per gli europei I hê ch’uan, “pugni di giustizia e di concordia”. Per questo gli europei chiamano “boxer” gli affiliati alla setta, che scatenano una violenta reazione antioccidentale, assalendo missioni e legazioni, sabotando linee telefoniche e ferrovie, mentre il governo imperiale mantiene un atteggiamento ambiguo verso il movimento. Nell’estate del 1900 un corpo di spedizione multinazionale (Giappone, Russia, Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Austria, Italia e Germania) occupa Tientsin e Pechino. La convenzione di Pechino (1901) accentuerà pesantemente il controllo occidentale sulla Cina.

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