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Massimo Gallo

HEGEL E LA SFINGE

HEGEL E LA SFINGE

Georg Wilhelm Friedrich Hegel era affascinato dal mito della Sfinge di Tebe (quella che avrebbe posto a Edipo il noto indovinello: qual è l’animale che al mattino cammina a quattro zampe, a mezzogiorno con due e alla sera con tre?), ma anche dalla sfinge egizia a guardia delle piramidi, alla quale attribuisce un rilevante significato filosofico. La sfinge – per metà umana, per metà leonina – è, per il filosofo tedesco, il simbolo di una condizione di primitività umana che cerca faticosamente di superarsi. È come se, attraverso la realizzazione di un mostro con quei tipici tratti, l’umanità si dibattesse ancora in una situazione semi-ferina, lontana dalla conquista dell’autocoscienza, ovvero la piena consapevolezza del proprio spirito. Hegel giunge al punto di asserire che, allorché gli Egizi si diedero a erigere le sfingi e le loro colossali piramidi, non lo fecero per una scelta razionale, bensì sull’onda di un processo emotivo denotato soprattutto dall’istinto, così come avviene nelle formiche che costruiscono un formicaio!

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